Celestron EdgeHD: un telescopio versatile, molte applicazioni

Celestron EdgeHD: un telescopio versatile, molte applicazioni

I telescopi  Celestron EdgeHD sono l’evoluzione dei classici Schmidt-Cassegrain: non solo possono essere usati in visuale (a differenza degli SC funzionano perfettamente anche con oculari a campo apparente molto elevato) e per la fotografia planetaria e lunare ma, grazie a riduttori di focale dedicati, sono strumenti eccezionali anche per l’astrofotografia a lunga posa. In questo articolo vedremo come utilizzarli per tale applicazione e quali sono i vantaggi rispetto ad altri schemi ottici spesso usati dagli astrofili come i classici Schmidt-Cassegrain o i Ritchey-Chretien.

Celestron è famosa in tutto il mondo per la propria linea di telescopi Schmidt-Cassegrain che, a partire dagli anni ’70 del XX secolo hanno realmente cambiato il mondo dell’astronomia amatoriale. Ma con l’avvento negli ultimi anni di oculari grandangolari e di camere digitali (reflex o camere CCD) con sensori di grandi dimensioni (per esempio 23x15mm o 36x24mm) la ottima correzione al centro del campo dei telescopi SC non bastava più e Celestron ha affrontato la sfida di realizzare uno schema ottico più avanzato, progettato anche per l’astrofotografia digitale. Inserendo uno speciale correttore all’interno del tubo ottico, Celestron ha sviluppato uno speciale schema ottico a campo piano unendo i vantaggi dei telescopi Corrected Dall-Kirkham (CDK) a quelli degli Schmidt-Cassegrain. Aggiungendo diverse migliorie meccaniche (come i nuovi diaframmi interni e un progetto per un maggiore campo illuminato, il nuovo supporto dello specchio primario per ridurre ulteriormente il mirror shift e manopole di blocco, aperture di aerazione con filtro per migliorare l’acclimatamento degli specchi ed evitare di fare entrare polvere), ha così creato la nuova linea Celestron EdgeHD, telescopi moderni, con elevate prestazioni, universali, facili da usare ma anche dal costo contenuto.

 
Celestron EdgeHD: caratteristiche della cella posteriore del telescopio
Celestron EdgeHD: caratteristiche della cella posteriore del telescopio
 

A differenza di altri schemi ottici ottimizzati per una particolare applicazione, i Celestron EdgeHD hanno il vantaggio di essere telescopi decisamente versatili e possono quindi essere usati con ottimi risultati per tante applicazioni diverse:

  • Uso visuale: l’elevata qualità ottica unita al campo piano esteso li rende perfetti per l’uso visuale anche insieme ad oculari a grande campo apparente: le stelle saranno puntiformi in tutto il campo, decisamente migliori rispetto ai classici telescopi Schmidt-Cassegrain. Rispetto ai telescopi Ritchey-Chretien, i telescopi Celestron EdgeHD offrono un maggiore contrasto grazie all’ostruzione più bassa.
  • Fotografia planetaria e lunare: l’elevata qualità ottica delle ottiche unita alla focale elevata e all’ostruzione non troppo elevata (minore rispetto ai telescopi Ritchey-Chretien), rendono i Celestron EdgeHD ottimi anche per le riprese planetarie e lunari sia con le reflex digitali che con le camere planetarie dedicate. Per ottenere ingrandimenti elevati basta inserire nel portaoculari, prima della camera, una lente di Barlow (con fattore di ingrandimento solitamente compreso tra 2 e 4x) per ottenere ingrandimenti elevatissimi e registrare quindi i dettagli più fini.
  • Fotografia a lunga posa di oggetti deep-sky: il riduttore/correttore 0,7x dedicato (che porta il rapporto focale da f/10 a f/7), disponibile per i modelli da 8″, 11″ e 14″, è progettato per mantenere un elevato campo piano (perfetto anche per sensori tipo APS-C con diagonale 27mm). Lo specchio secondario dei telescopi Celestron EdgeHD è sorretto dalla lastra correttrice che non solo chiude il telescopio (proteggendo maggiormente le ottiche) ma anche evita la creazione di spikes di diffrazione, visibili come una croce attorno alle stelle più luminose, generati invece dai telescopi Ritchey-Chretien a causa dei grossi supporti dello specchio secondario.

Analizziamo in dettaglio come utilizzare i Celestron EdgeHD per l’astrofotografia a lunga posa prendendo, come esempio, il modello più compatto (EdgeHD 800) che offre elevate prestazioni ad un prezzo contenuto. Il design compatto e leggero lo rendono perfetto per chi cerca un telescopio per astrofotografia facilmente utilizzabile anche su montature non particolarmente grandi e costose. Faremo inoltre un confronto con sulle prestazioni reali (test fotografico) rispetto ad un telescopio Ritchey-Chretien (prodotto della taiwanese GSO), uno degli schemi ottici testati da Celestron in fase di progettazione dell’EdgeHD ma scartato in quanto, come ammesso dalla Celestron stessa, per ottenere ottimi risultati avrebbe portato ad un costo troppo elevato.

 
Celestron EdgeHD: EdgeHD 800 e GSO RC 8 durante il test
Celestron EdgeHD: EdgeHD 800 e GSO RC 8 durante il test
 

Analizzando lo spot diagram possiamo vedere come l’EdgeHD 800 focalizza, a diverse distanze dal centro ottico, le varie lunghezze d’onda (rosso, verde e blu) della stella. Il Celetron EdgeHD 800 offre stelle molto ben corrette anche per un raggio di 14mm dal centro corrispondente ad un cerchio dell’immagine di 28mm, maggiore della grandezza dei sensori APS-C utilizzati da molte reflex digitali.

 
Celestron EdgeHD: spot diagram del modello EdgeHD 800
Celestron EdgeHD: spot diagram del modello EdgeHD 800
 

Inoltre, a differenza di altri schemi ottici e telescopi di altri marchi, i Celestron EdgeHD dispongono di riduttori di focale dedicati (a 4 elementi per il modello per EdgeHD 800, a 5 elementi per il modello per EdgeHD 1100 e 1400) progettati sia per offrire un ampio campo corretto sia per avere un grande back focus (distanza ottimale tra riduttore di focale e sensore della camera) che consente di inserire quindi molti accessori (come guide fuori asse, ruote portafiltri o ottiche adattive) tra camera e riduttore di focale. Per offrire le migliori prestazioni, dopo aver tolto il portaoculari e avvitato il riduttore di focale del Celestron EdgeHD 800 direttamente alla culatta del telescopio, dobbiamo posizionare il sensore della camera a una distanza di 105mm rispetto al filetto posteriore del riduttore di focale.

 
Celestron EdgeHD: schema per l'utilizzo del riduttore di focale 0,7x su EdgeHD 800
Celestron EdgeHD: schema per l’utilizzo del riduttore di focale 0,7x su EdgeHD 800
 

Per confrontarne le prestazioni abbiamo quindi effettuato diverse fotografie di prova confrontando l’EdgeHD 800 203mm f/10 (senza e con riduttore di focale) con l’RC 8” di GSO 200mm f/8 (senza e con spianatore), il tutto installato sulla stessa montatura e fotografando con una reflex digitale Nikon D610 dotata di sensore FullFrame (dimensioni 36x24mm, diagonale 43mm). Le fotografie sotto riportate (20 secondi di posa ciascuna a 6400 ISO) presentano inoltre l’ingrandimento di un’area corrispondente al bordo del campo di un classico sensore APS-C per evidenziare la correzione di campo.

 

Celestron_EdgeHD_800_10

Celestron_EdgeHD_800_riduttore_7

GSO_RC_8_no_spianatore

GSO_RC_8_spianatore

 

Come si può notare dalle immagini sopra, le prestazioni del Celestron EdgeHD 800 sono molto simili rispetto a quelle del GSO RC 8 dotato di spianatore, rendendo entrambi una ottima scelta per chi vuole effettuare astrofotografia del cielo profondo. Sono emerse però alcune differenze:

– il Celestron EdgeHD 800, grazie al riduttore di focale dedicato, offre immagini corrette anche a f/7 e con sensori decisamente grandi. Il riduttore di focale genera stelle perfettamente puntiformi e corregge anche sensori tipo APS-C ma consente di usare anche sensori Full Frame

– il GSO RC 8 genera i tipici spikes di diffrazione, nell’immagine visibili come una croce attorno alla stella Capella. E’ un effetto che può piacere o meno ma che non è possibile eliminare. Il GSO inoltre mostrava una correzione di campo non perfettamente simmetrica, segno che il focheggiatore non era perfettamente centrato nell’asse ottico. Questo telescopio risulta in effetti molto più difficile da collimare rispetto al Celestron EdgeHD che invece si collima in pochissimi minuti.

Abbiamo quindi confrontato le prestazioni dei due telescopi nella fotografia planetaria in alta risoluzione usando una camera a colori QHYCCD 185C e la stessa lente di Barlow apocromatica 3x (regolando leggermente il tiraggio della Barlow per ottenere un ingrandimento corrispondente vista la focale leggermente diversa dei due telescopi). Dopo aver notato che il mirror shift dell’EdgeHD 800 era quasi nullo, decisamente più basso rispetto ai classici Schmidt-Cassegrain, abbiamo registrato due video con lo stesso numero di immagini e sono stati elaborati allo stesso modo con Registax e Pixinsight (evitando che l’elaborazione potesse falsare i risultati). Riportiamo nell’immagine i risultati: nella riga superiore il risultato della media di 200 immagini (con Registax), nella riga sotto con una leggera elaborazione (unsharp mask con PixInsight). Nota: purtroppo la serata di test non mostrava un buon seeing e Giove era alto solo 20 gradi sull’orizzonte ma i risultati sono comunque indicativi delle prestazioni dei 2 telescopi.

 
Celestron EdgeHD: immagini di Giove ottenute con la camera a colori QHY5III185 e confronto con GSO RC 8
Celestron EdgeHD: immagini di Giove ottenute con la camera a colori QHY5III185 e confronto con GSO RC 8
 

Qui è possibile notare immediatamente come il Celestron EdgeHD 800, grazie all’ostruzione più bassa, offre immagini decisamente migliori. Ricordiamo che l’ostruzione dell’EdgeHD 800 è 34% mentre quella del GSO RC 8 è 44%.

 

Conclusioni:

Il telescopio EdgeHD 800 si è rivelato un vero strumento tuttofare di elevata qualità e che funziona perfettamente per l’astrofotografia a lunga posa (ottimo anche con il riduttore di focale 0,7x) che per quella planetaria ad elevato ingrandimento. L’EdgeHD è veramente uno strumento versatile lo consigliamo anche a chi possiede già un rifrattore apocromatico (a più bassa lunghezza focale). L’EdgeHD è infatti complementare proprio ai rifrattori ed eccelle proprio dove i rifrattori apocromatici (che sono perfetti per l’astrofotografia a lunga posa e a largo campo) mostrano i propri limiti e cioè nella fotografia a lunga posa di oggetti deboli di più piccole dimensioni e nella fotografia planetaria/lunare ad elevato ingrandimento, senza sdegnare ogni tanto anche qualche bella osservazione!